sabato 19 giugno 2010

"COMUNICHI AL SENATORE AGNELLI...



"Comunichi al Senatore Agnelli che nei nuovi stabilimenti Fiat devono esserci comodi e decorosi refettori per gli operai. Gli dica che il lavoratore che mangia in fretta e furia vicino alla macchina non è di questo tempo fascista. Aggiunga che l'uomo non è una macchina adibita ad un'altra macchina." Firmato, Benito Mussolini.

Il testo di questo telegramma, datato 16 luglio 1937 ed indirizzato al Prefetto di Torino, è tratto dagli archivi di Duilio Susmel ed è stato pubblicato il 30 gennaio 2002 dal quotidiano Libero.

Senza entrare nel merito di dolorose vicende politiche dal tragico epilogo e comunque legate ad un periodo storico nel quale il Paese era "ufficialmente" governato da una dittatura, rileggendo queste righe, viene naturale l'accostamento con le vicende dei giorni nostri che più o meno si possono riassumere o mglio, ce le riassumono, così:
un'impresa privata che vuole investire diverse centinaia di milioni di euro per spostare la produzione della nuova Panda dalla Polonia allo stabilimento di Pomigliano D'Arco, è ostacolata nel suo caritatevole intento da un gruppo di irriducibili operai che non vogliono saperne di perdere parte dei propri privilegi attirando forti critiche e duri attacchi trasversalmente dalla maggioranza e da buona parte dell'opposizione, dai media, dalle principali organizzazioni sindacali, dalla Confindustria oltre che naturalmente dalla stessa FIAT.
In effetti, come giustificare la riluttanza di questi operai a cui tra l'altro, non si toccano nè lo yacht battente bandiera panamense nè il conto alle Bermuda? Non ce l'hanno? Cazzi loro, evidentemente non hanno ancora capito che, di che mondo e mondo, da Lampedusa ad Aosta, il vero, unico inno nazionale è "Simmo 'e Napule paisà". Poi parliamoci chiaro, l'operaio che fa casino, che sciopera e manifesta, dà fastidio e provoca disagi, l'operaio che crepa invece fa audience, offre visibilità ad alte cariche e bassi portaborse, a maggioranza, opposizione, sindacati e a non pochi paraculo.


Per ora però, preferisco mettere da parte questi scriteriati che, a fronte di un evento prospettato più unico che raro e cioè, che un'impresa investa soldi propri, stanno ancora a tergiversare invece di offrire prontamente mogli, figlie e visto che l'omofobia sembra essere il male primo che attanaglia il Paese (al pari del "traffico" per Palermo di "Benignana memoria"), anche nerboruti giovanotti.

Certo, se si dovessero paragonare le parole del Duce dittatore (e le maniere da dittatura sono ben esplicate dal manifesto/monito dell'epoca) alle posizioni assunte da laici democratici convertiti all'adorazione dell'agnello d'oro del denaro e del potere, sapientemente rivestito di mercato e liberismo, un pò d'ironia ci scapperebbe; l'importante è però, che siano loro a non provare il minimo imbarazzo.



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Emanuele Mazzaglia

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