martedì 16 marzo 2010



La sicurezza del potere si fonda sull'insicurezza dei cittadini

(Leonardo Sciascia)
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Costituzione della Repubblica Italiana
Principi fondamentali

Art. 36.
"Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi."

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Chi dovesse considerare banale o addirittura “populista” quanto scritto, dovrebbe ricordare che nella gerarchia delle fonti del diritto, la Costituzione è al vertice; tutto il resto non può quindi prescinderne, siano essi decreti legge, contratti collettivi o altro; ciò va tanto più rimarcato, nel momento in cui la classe dirigente del Paese può essere condizionata da conflitti d'interesse e/o da condizionamenti da parte di lobby e/o da "contributi anche eccessivamente discreti” di privati ai partiti ed ai politici; va inoltre aggiunto il drammatico livello di corruzione da cui è afflitta l’italica classe politica (e quindi dirigente) ed un sistema elettorale che impedisce ai cittadini elettori di scegliere la persona a cui dare il proprio voto e, chiamiamola ironia della sorte, questa legge elettorale ha visto crescere a dismisura il numero dei parlamentari idolatori del libero mercato e della competitività.

Libero mercato e competitività per “gli altri”, naturalmente, consentendo così che si iniziasse una vera e propria macelleria sociale a cui può essere riconducibile il calo delle nascite ed il continuo declino demografico italiano; non dovrebbe quindi essere inopportuno parlare di castrazione e di sterilizzazione sociale; si dovrebbe riflettere anche sugli aborti che potrebbero essere motivati da ragioni socioeconomiche; che tristezza pensare che i responsabili di ciò magari si fanno belli & bravi in televisione e sui giornali, parlando di famiglia, di valori e magari ci scappa la foto in Vaticano; che squallore.
E che dire della tanto decantata “sicurezza”? Come si può pensare di combattere la criminalità se non si agisce sulla povertà che è una delle principali cause? La povertà è una delle principali cause della microcriminalità che tra l’altro è quella a cui pare venga data più importanza; ci vorrà per forza chi sa quale esperto per capire e per dire che contro la criminalità bisogna innanzitutto agire sulle cause altrimenti, si tratta di una guerra contro i mulini a vento.

Purtroppo il popolo italiano è distratto e si fa distrarre e manipolare molto facilmente anche a causa di un sistema mediatico molto “abile” quanto “discutibile” e vi è quindi, una marcata sottovalutazione e/o ignoranza del valore della nostra Costituzione.

L’applicazione ed il rispetto dell’articolo 36, come è facile immaginare, ricopre un’importanza vitale per i cittadini, per la democrazia e per la stessa sicurezza dello Stato in quanto, come ha giustamente affermato l’economista Jean-Paul Fitoussi, esiste “un rapporto diretto, e anche statisticamente significativo, fra reddito pro capite e livello dei diritti e della libertà politica.”

Ciò porta naturalmente a pensare, che l’articolo 36 della Costituzione era stato pensato e scritto per evitare che redditi e salari da fame (oltre che un collocamento inefficace e /o “eccessivamente discrezionale”) portassero ad una regressione della libertà politica e quindi della democrazia, cosa, che in alcuni contesti, s'è puntualmente avverato come testimoniato anche dalle parole del siciliano Leonardo Sciascia.

Anche il discusso "Libro bianco sul mercato del lavoro in Italia" alla cui stesura ha dato ampio contributo Marco Biagi, prevedeva l'utilizzo di ammortizzatori sociali che andassero a compensare la maggiore flessibilità dei lavoratori; di flessibilità ne è stata consentita troppa (ed utilizzata ancor di più) mentre per gli scarsi ammortizzatori sociali si è cambiato ben poco ed è stato assolutamente trascurato il fenomeno del mobbing a cui un lavoratore precario e quindi “più debole” è molto più facilmente esposto; si potrebbe dire che il lavoro di Marco Biagi ha prodotto una sorte di "bisturi" sociale; a fare la differenza è chi utilizza tale "bisturi" e c'è molta differenza tra un bravo ed onesto chirurgo e Jack lo squartatore; la legge che ha preso il nome di “Legge Biagi” era comunque già distante dal Libro bianco.

E’ disarmante constatare come la classe dirigente italiana possa trasversalmente ignorare questo come altri cardini della Costituzione e della stessa Democrazia ed abbia in più la presunzione di voler riscrivere una Costituzione, scritta da uomini la cui caratura media era ben altra e nella quale vi sono principi essenziali che lor signori ignorano e/o comunque, di cui non tengono conto.

Il cittadino non ha bisogno delle elemosine che governanti e politicanti della domenica promettono ed elargiscono con i soldi degli stessi cittadini; ai cittadini devono essere riconosciuti i loro diritti e chi riconosce i diritti costituzionalmente garantiti dei cittadini fa semplicemente il proprio dovere e nulla di più; chi non fa, nella migliore delle ipotesi è un “fannullone”.

Purtroppo i cittadini ed i lavoratori in particolare sono stati convinti da un vero e proprio "cartello mediatico" trasversale, di essere diventati poveri ma in realtà sono derubati di un diritto costituzionalmente riconosciuto; forse è il caso che i più “distratti” ricordassero che è la Costituzione a riconoscere e garantire la proprietà privata (art. 42) ed è sempre la Costituzione a vietare la riorganizzazione del partito fascista; le cronache lasciano intendere che si sta evidentemente giocando con il fuoco delegittimando la Costituzione e mettendo quindi in discussione le fondamenta democratiche del Paese.

Essere cittadini e lavoratori poveri e cosa bene diversa da essere cittadini e lavoratori derubati; chi è povero si può deprimere e molti per vivere potrebbero scendere ai più svariati compromessi, accettando anche pesanti umiliazioni da parte del potere e da chi lo rappresenta che evidentemente preferisce dimenticare l’equazione “più povertà = più criminalità” che però, chiunque parli di sicurezza, dovrebbe tenere sempre ben presente.

Chi è derubato, chi è sicuro di essere derubato e per l’appunto, tale sicurezza ce la da l’articolo 36, potrebbe invece cercare di riottenere quanto gli è dovuto e pretendere giustizia, potrebbe addirittura pretendere la giusta pena per chi lo ha derubato mettendo così in crisi interi sistemi di potere.



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Emanuele Mazzaglia

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