sabato 5 giugno 2010

UOMINI IN PENSIONE PRIMA: IL TIMORE DI GIULIANO CAZZOLA






Con la "storiella" della sentenza della Corte di Giustizia Europea che "condanna" l'Italia all'innalzamento dell'anzianità per il pensionamento delle donne, buona parte dell'informazione italiana fa l'ennesima figuraccia; sembra quasi di essere davanti ad un "sistema dei giornalisti", proprio come lo definì l'ex Capo Dipartimento Aviazione Civile Bruno Salvi in merito alla "triplicazione" dei costi in Alitalia (1); le dichiarazioni di Salvi fanno avere l'impressione che in Italia, ad un futuro di bocche chiuse per la "legge bavaglio", si contrapponga un passato ed un presente di bocche chiuse perchè "piene".

L'Italia in realtà viene quindi "condannata" alla pari anzianità per il pensionamento dei dipendenti pubblici uomini e donne e ciò è ben chiaro all'ex Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Cazzola che su QN - Quotidiano Nazionale del 4 giugno 2010 ammette il "rischio" che i dipendenti pubblici maschi possano "avvalersi dei requisiti vigenti per le loro colleghe nella fase transitoria" definendo tale possibilità "un bel guaio per i conti pubblici".

"Un bel guaio" perchè lo Stato dovrebbe da un lato pagare le pensioni agli uomini che vanno in pensione alla stessa età delle donne (quindi a 60 anni) e gli stipendi ai lavoratori che dovrebbe assumere per sostituire i nuovi pensionati il chè, fermo restando che in determinati casi, con taluni dipendenti pubblici bisognerebbe usare la "frusta", è da capire fino a che punto sia un male poichè nuove assunzioni in enti ed aziende pubbliche contribuirebbero a far crescere il numero degli occupati ed i consumi con benefici limitati per l'economia nazionale a causa dell'emmorragia di aziende che delocalizzano (anche grazie ad aiuti pubblici) in paesi che presentano pressione fiscale e costi in generale e del lavoro in particolare, nettamente inferiori a quelli italiani ma aassolutamente in linea con il locale costo della vita.

Le aziende delocalizzano e le casse pubbliche da un lato perdono miliardi di entrate fiscali e dall'altro sborsano fior di miliardi in ammortizzatori sociali.
La delocalizzazione non è che una delle "cause", assieme a corruzione e "malafinanza", di quella che genericamente viene chiamata "crisi", una "causa" contro la quale i rimedi "attivi" latitano ementre prosperano quelli "passivi" ma i rimedi passivi come le pensioni a 65, a 70 o anche a 75 anni (per chi ci campa) sono semplicemente un palliativo, buono a prender tempo, a far fare ancora la bella vita ad una sempre più ristretta cerchia di "eletti" ed a impoverire ulteriormente, anche come qualità della vità, buona parte della popolazione, compromettendo sempre più quel "rapporto diretto, e anche statisticamente significativo, fra reddito pro capite e livello dei diritti e della libertà politica(2)” che è alla base della Democrazia.


Note:
(1) Alitalia, biglietti e "sistemi". http://www.youtube.com/watch?v=uhZM-oQDQmU
(2) "La Democrazia ed il mercato"- Jean-Paul Fitoussi

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Emanuele Mazzaglia

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